Con l’E-bike fai più fatica?

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Con una e-bike fatichi più rispetto alla bici classica: è la strampalata tesi lanciata con titolo a effetto da un sito che riprende altro sito (in pratica traduce l’articolo) e così via in una catena che inevitabilmente finisce sui social.

Insomma, una sciocchezza con un sottofondo di errore.

Però la questione mi ha incuriosito e sono voluto andare alle origini, perché questi articoli brevi non sono sempre inventati di sana pianta: prendono un dato reale, non lo comprendono, ci ricamano su due sciocchezze e li propinano al pubblico.

Esistono infatti società che di questo campano, ogni giorno io, come chiunque abbia un sito di informazione con un discreto pubblico, ricevo almeno 5 o 6 mail in cui mi propongono simili “contenuti”. E sono persino disposti a pagarmi per ospitarli. 

Ma andiamo per ordine.

L’articolo che mi è capitato davanti è così titolato “Bici elettriche: più dispendio fisico rispetto a quelle a pedali”.

Ora, già il titolo è strutturato per acchiappare click e anche una e-bike ha i pedali: vabbè.

Leggendolo troviamo il link ad altro articolo, in lingua inglese. Piuttosto elementare, comprensibile, di fatto quello in italiano è una traduzione non letterale dell’omologo inglese.

Se non avete voglia di cercarlo (se lo linko mi presto al loro gioco…) sintetizzo la bislacca tesi di fondo: con una e-bike passi più tempo in sella perché fai meno fatica e quindi nel complesso fai più fatica proprio perché la usi di più. Non a parità di tempo e difficoltà, come invece subdolamente fa intendere il titolo.

Col corollario, almeno nella versione inglese, che chi usa una E-Mtb fa ancor più fatica perché in cima ci arriva a pedali mentre il ciclista normale usa le seggiovia. E qui francamente l’oscuro estensore ha tutta la mia stima perché serve coraggio a scrivere così.

Però attenzione, dicono loro: questo non vale per chi ha una E-bike con acceleratore, perché lì non si pedala.

Però attenzione devo dire io: se ha l’acceleratore non è una E-bike come ormai sanno pure i muri.

Ora comprendete che davanti alla tesi dell’articolo una persona normale passa oltre. Io normale non sono, ho voluto capire da dove avessero tratto una simile congettura contorta.

Così mi sono andato a leggere lo studio che viene citato nei due articoli, che effettivamente esiste ma sostiene qualcosa di molto diverso, come prevedibile.

Mi imbatto spesso in studi analoghi, quindi ancor prima di leggerlo già immaginavo cosa avrei trovato.

In sintesi, tanto comunque a fine articolo vi lascio il link (lo studio, si) se volete approfondire in autonomia.

Mia premessa.

La sedentarietà è un problema di salute pubblica nei Paesi Occidentali o comunque dove vi sia un superiore benessere economico. In alcune Nazioni una vera e propria piaga, con costi sanitari altissimi. Lì dove la sanità è sostanzialmente privata si avverte di più. Può sembrare un paradosso, non lo è. Noi che abbiamo sanità pubblica e tutto sommato gratuita ci lamentiamo ma non sappiamo quanto siamo fortunati.

Chi invece paga tutto e quindi stipula polizze apposite spende cifre iperboliche senza mai avere certezza che poi quella data patologia sarà coperta o di quanto schizzerà alle stelle il premio.

Gli USA sono il classico esempio, con in più l’obbligo per i datori di lavoro (non tutti e non sempre ma la maggior parte) di provvedere alle polizze sanitarie per i propri dipendenti. Un costo per alcuni insostenibile. 

Ci sono moltissime aziende che premiamo comportamenti “virtuosi”, che devo virgolettare perché poi è solo buon senso ma loro son fatti così.

Premi e bonus a chi non usa l’ascensore, corre una mezz’oretta prima di venire in ufficio, usa la bici per andare al lavoro.

Ecco da dove parte lo studio: da una popolazione sedentaria alla quale viene offerto di andare al lavoro in bici, sia a pedalata assistita che no e poi si tirano le somme.

Pendolarismo, tratte brevissime: addirittura per ricavare i dati il percorso un anello di mezzo miglio da percorrere sei volte: 6 miglia, 9,65 km e qualche spicciolo.

Chi ha scelto l’E-bike si è dichiarato più propenso a inforcare una bici, a usarla più spesso perché non spaventato dalla fatica. Che con una E-bike è inferiore, checché ne dicano il titolo dell’articolo acchiappaclick e anche il buon senso.

Del resto lo chiarisce già nell’introduzione lo studio: “Inoltre, sebbene le risposte cardiometaboliche (ad esempio, HR e V̇O2) fossero inferiori per l’e-bike, erano indicative di un’intensità pari o vicina a quella “moderata”, suggerendo che l’uso dell’e-bike può comunque apportare benefici alla forma fisica correlata alla salute.”

Ossia: sempre attività fisica è, meglio di niente. Guardiamo al bicchiere mezzo pieno.

Lo scopo dello studio non è dimostrare che in E-bike si faccia più fatica.

E’ far capire che in E-bike comunque si svolge attività, come sappiamo tutti noi che ne abbiamo usata una, non è vero pedala da sola, e che l’E-bike può essere una buona scelta per chi ha come alternativa la assoluta sedentarietà.

Ora uno potrebbe obiettare che non serviva uno studio a stabilirlo, basta saper fare due più due e ci arrivi. Ma gli ammericani hanno passione smisurata per gli studi, gli piace questa cosa. E poi in qualche modo devono spendere i fondi per la ricerca.

Come ovvia appare l’altra considerazione dello studio, ossia che una E-bike resta meno tempo in garage, sempre con riferimento a persone sedentarie, perché la minor fatica invoglia a uscire. 

Ecco, in questo è vero che con la E-bike fai più fatica: se solo di gambe fai 9km a settimana e assistito ne fai 90 beh, ci sta.

E poi, sempre i partecipanti allo studio, affermano che sarebbero disposti ad allungare i percorsi. Anche questo lo sappiamo già, io durante il test della Domane+ finiti i circuiti di prova spesso mi dilungavo sui pedali, tanto, pensavo, alla peggio attacco l’assistenza e a casa ci torno.

In definitiva, potrei suggerirvi di non farvi abbindolare da titoli acchiappaclick; ma se proprio vi viene la curiosità, una ricerca in rete vi aiuterà a farvi comprendere da dove nasce la fandonia e capita che, seppure alla base ci sia una cosa del tutto diversa, ha un suo fondamento.

Per chi volesse, c’è anche la versione video di questo articolo.

Vi lascio il link allo studio, comunque interessante: non agli articoli ché come detto prima farei il loro gioco…

Risposte metaboliche e cardiovascolari a un pendolarismo simulato su una bici elettrica

Buone pedalate

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